giovedì 25 giugno 2009

Il Pd con Di Pietro non sarà mai riformista

Ho ascoltato il discorso del giovane ferrarese sul web è mi ha colpito quella parte in cui dice che non può lasciare il partito nelle mani di chi c'era prima. Un misto: fra l'orgoglio democristiano ma anche, per usare una espressione veltroniana, una velata minaccia. Insomma bisognerebbe capire se si riferisce a Veltroni o alla lunga serie di segretari politici che sono stati alla guida dei Ds, del Pd prima e del Pci ancora prima. Dove vuole arrivare con i predecessori? Forse Franceschini vuole cancellare le esperienze di uomini come Berlinguer e Togliatti. Non mi si venga a dire che il Pd ha avuto solo Veltroni perché si genera confusione e si cancella la tradizione che li ha preceduti. Il Pd è stato una felice intuizione ma ha avuto una parabola discendente rapidissima. Non hanno mai puntato sulla opzione riformista, come avviene nel resto dell'Europa, e si sono consegnati con mani e piedi legati nelle braccia di Antonio di Pietro. I motivi sono noti: l'ex pm di Milano è la loro fonte battesimale avendoli salvati da qualsiasi vicenda che potesse scalfire l'immagine. Non si sono mai finanziati con le salamelle vendute alle feste dell'Unità ma con altre scelte. Oggi la loro fonte battesimale ha cambiato cifra. Di Pietro può diventare la nemesi del Partito Democratico, visto che ha rubato un bel po' di voti alle elezioni europee al partito di Franceschini.

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