La spasmodica attesa degli esiti del Consiglio europeo di fine mese mi
auguro verra' coronata da grandi progressi nella battaglia per la difesa
dell'euro. E' quello che ci auguriamo tutti per il bene dell'Italia, anche se
tutti i rumors trapelati sulla stampa specializzata fanno capire che non ci
saranno grandi novita'. Le politiche di austerita' dispensate a piene mani in molti
paesi hanno provocato disoccupazione e recessione. E' incredibile che una
leadership europea consapevole della posta in gioco non abbia avuto fino ad
esso il coraggio di cambiare. Monti ha qualche carta in mano speriamo la sappia
giocare con efficacia.
mercoledì 27 giugno 2012
giovedì 21 giugno 2012
Meglio l'uscita concordata dall'euro che finire nel precipizio.
Giusto
il ragionamento di Berlusconi che ipotizza, se necessario, l'uscita dalla
moneta unica. Meglio pianificare un'uscita ordinata e concordata piuttosto che
aspettare di finire nel precipizio della crisi. Non si capiscono le tante grida
di dolore a quest'ipotesi da parte degli 'adoratori del vitello d'oro' di
biblica memoria. Tanta agitazione per nulla in uno scenario surreale nel quale Monti
al vertice di fine mese si giochera' le sue ultime carte.
Inaudito tirare per la giacca Napolitano.
'Inaudito
e rivoltante il goffo tentativo di tirare per la giacca il Presidente della
Repubblica con la fantasmagorica trattativa stato-mafia. Giorgio Napolitano,
che non ha bisogno di essere difeso, e' un integerrimo e prezioso interprete
della Costituzione e dell'Unita' nazionale. Ci dovrebbe essere in Parlamento una
forte protesta contro le intemerate di chi cerca su quest'argomento
visibilita'.
lunedì 18 giugno 2012
Nigeria: violenza sui cristiani e la Boniver si prepara a partire
Roma, 18 giu. (Adnkronos) - Su richiesta del ministro degli Esteri Giulio Terzi, Margherita Boniver, inviato per le Emergenze umanitarie, si rechera' "al piu' presto" nella regione africana per colloqui con le autorita' locali "sul tema dei conflitti interreligiosi". E' lo stesso Terzi ad annunciarlo all'indomani dell'ennesima domenica di attacchi contro le minoranze cristiane in Nigeria, che ha innescato una spirale di violenze a fondo religioso.
venerdì 15 giugno 2012
Non ci faremo intimidire dal giustizialismo
Ancora una volta
Fabrizio Cicchitto, molto efficacemente, ha difeso la ragione sociale della politica
del Pdl: siamo garantisti a tutto campo, non ci faremo intimidire dal
tambureggiare giustizialista. E' un principio elementare di giustizia che chi
sbaglia paghi, questo deve valere per tutti, inclusi coloro che entrano in magistratura. Purtroppo la corruzione e' un male endemico che deve essere
legalmente stroncato ma e' altrettanto vero che c'e' troppa malagiustizia e anche
molti casi di persecuzione giudiziaria ad hoc.
mercoledì 13 giugno 2012
Incredibile stallo diplomatico su Siria
Non c'e'
fine all'obbrobrio delle ripugnanti immagini dei bombardamenti che giungono
dalla Siria e quelle dei bambini usati come scudi umani toccano il limite
dell'abiezione. Incredibile lo stallo diplomatico e penoso lo spettacolo che
viene dato al mondo di una sostanziale indifferenza e paralisi per quanto meno
arginare quest'orribile vicenda siriana. Il capitolo dei crimini contro l'umanita' si arricchisce quotidianamente di una lunga serie di violenze perpetrate sui
suoi concittadini da Assad oramai disonorato per sempre.
Voteremo la fiducia ma basta alle provocazioni
Si
pensava che la tecnica delle fiducie a grappolo non fosse necessaria vista la
solida, per non dire straordinaria, maggioranza, di cui gode questo Governo in Parlamento.
Voteremo con senso di responsabilita' e senza cadere in quel 'mood' leggermente
provocatorio che sembra prevalere in tanti commenti ministeriali.
domenica 3 giugno 2012
Da Berlusconi più che una battutata una profezia
Quella di Berlusconi piu' che una battuta sembra una profezia: l'uscita dall'euro e' piu' che una ipotesi. A confermarlo e' l'ennesimo allarme da Bruxelles vista l'incapacita' oramai dimostrata delle istituzioni di contenere la disgregazione del contagio innescata non solo dalla Grecia. Anche la Spagna in enorme difficolta' aggiunge uno scalino alla discesa definitiva. Meglio, comunque un'uscita concordata e controllata a sangue freddo piuttosto che morire tra gli ingranaggi impazziti di una speculazione.
venerdì 1 giugno 2012
Boniver a Juba e Khartoum
(ANSA) -
KHARTOUM, 31 MAG - Da tre giorni Sudan e Sud Sudan sono seduti attorno a un
tavolo di pace sul campo ''neutro'' di Addis Abeba per superare i problemi
rimasti irrisolti, in un round negoziale mediato dall'Onu e dall'Unione
africana (Ua): Khartoum lo affronta con ''cauto ottimismo'', Giuba con maggiore
scetticismo, accusando il ''nemico'' di continuare a bombardare la popolazione
civile lungo il confine, una circostanza che non trova per ora verifiche
indipendenti e che il Nord smentisce ''categoricamente''. Questo il contesto in cui si e' svolta la breve
visita nelle due capitali dall'inviata speciale del governo italiano per le emergenze,
Margherita Boniver, che ai due governi ha portato un messaggio di fiducia e di
sostegno, accompagnata dall'auspicio che nella capitale etiopica si faccia sul
serio, come chiede il mediatore dell'Ua, l'ex presidente sudafricano Thabo
Mbeki, ''broker'' di questo round negoziale, e come chiede la risoluzione 2046
approvata il 2 maggio all'unanimita' dal Consiglio di sicurezza dell'Onu, che
impone alle parti di ritirarsi entro i propri confini, di cessare ogni
attivita' ostile diretta o indiretta, pena l'attivazione di sanzioni internazionali. I problemi che nelle ultimi mesi hanno prodotto
un'escalation di violenza e di ritorsioni fra i due Paesi sono quelli che furono
lasciati volutamente irrisolti quando il Nord, arabizzato e musulmano, e i
ribelli Spla del sud nero, cristiano e animista, terminarono due ondate di
sanguinosa guerra civile che in 40 anni aveva lasciato sul terreno oltre due
milioni di morti,e arrivarono alla pace del 2005. I nodi furono trascinati in
la', perche' la priorita' era la fine della guerra. Sei anni dopo, lo scorso 9
luglio, il Sud e' diventato indipendente, come deciso plebiscitariamente in un
referendum sull' autodeterminazione previsto dal trattato di pace e al quale il
Nord non si e' opposto.
I nodi, ora venuti al pettine, sono quelli dei
confini fra i due Paesi, dello status delle popolazioni di confine, della sicurezza.
Ma il nodo piu' intricato e' quello del petrolio: il 75% del greggio dell'ex
Sudan unito e' ora nel Sud. Ma il Sud per esportarlo deve farlo transitare - a
caro prezzo - attraverso l'oleodotto per Port udan, gestito dal Nord. Lungo il
cui tragitto Giuba da alcuni mesi accusa Khartoum di prelevare indebitamente
sostanziose quote di greggio. Uno stato di cose che ha indotto il presidente
del Sud Sudan, Salva Kiir, a chiudere i rubinetti del suo export petrolifero,
privandosi dell'unica fonte di reddito e mettendo il suo poverissimo Paese alla
merce' degli aiuti internazionali.
Le due parti hanno ritirato negli ultimi giorni le
rispettive truppe dalla principale zona contesa dell'Abyei, il cui status non
e' ancora definito. Un primo passo in un'agenda di lavori che il piano di pace
Mbeki vuole sia stringente: ''Credo che la pressione internazionale sia
opportuna'', ha detto oggi il viceministro degli Esteri sudanese, Osman
Rahmatullah, al termine del suo incontro con Boniver. ''Da parte nostra stiamo inseguendo
una soluzione rapida ai problemi aperti. Ci sono problemi ancora irrisolti ma
non ci sono problemi irrisolvibili. Da parte nostra - ha concluso - vogliamo la
pace con il sud''. Un ''cauto ottimismo'' al quale a Giuba non c'e' un
riscontro speculare: ''Come possiamo immaginare un processo di pace con uomini
come (il presidente sudanese, Omar El) Beshir, inseguito da un mandato di
cattura della Corte penale internazionale per crimini contro l'umanita' nel
Darfur, che ci ha sempre massacrati e che considera noi del Sud degli
infedeli?'', s'e' chiesto il viceministro degli esteri sudsudanese, Elias
Nyamlell Wakoson, il giorno prima, incontrando Boniver a Giuba. ''Noi - ha
detto Wakoson - siamo due volte vittime: di Beshir e della comunita' internazionale, che fino all'indipendenza
ci appoggiava come vittime e ora ci considera invece corresponsabili''. Ma
proprio qui sta la differenza nell'atteggiamento della comunita' internazionale
all'alba del nuovo round negoziale: l'equidistanza, di cui il governo italiano,
attraverso l'inviata Boniver, si e' fatto latore, consegnando ai governi di El
Bashir e di Salva Kiir messaggi identici e con lo stesso tono. Le due parti ora
sono corresponsabili del loro destino al 50%, senza sconti per nessuno. (ANSA).
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