(ANSA) -
KHARTOUM, 31 MAG - Da tre giorni Sudan e Sud Sudan sono seduti attorno a un
tavolo di pace sul campo ''neutro'' di Addis Abeba per superare i problemi
rimasti irrisolti, in un round negoziale mediato dall'Onu e dall'Unione
africana (Ua): Khartoum lo affronta con ''cauto ottimismo'', Giuba con maggiore
scetticismo, accusando il ''nemico'' di continuare a bombardare la popolazione
civile lungo il confine, una circostanza che non trova per ora verifiche
indipendenti e che il Nord smentisce ''categoricamente''. Questo il contesto in cui si e' svolta la breve
visita nelle due capitali dall'inviata speciale del governo italiano per le emergenze,
Margherita Boniver, che ai due governi ha portato un messaggio di fiducia e di
sostegno, accompagnata dall'auspicio che nella capitale etiopica si faccia sul
serio, come chiede il mediatore dell'Ua, l'ex presidente sudafricano Thabo
Mbeki, ''broker'' di questo round negoziale, e come chiede la risoluzione 2046
approvata il 2 maggio all'unanimita' dal Consiglio di sicurezza dell'Onu, che
impone alle parti di ritirarsi entro i propri confini, di cessare ogni
attivita' ostile diretta o indiretta, pena l'attivazione di sanzioni internazionali. I problemi che nelle ultimi mesi hanno prodotto
un'escalation di violenza e di ritorsioni fra i due Paesi sono quelli che furono
lasciati volutamente irrisolti quando il Nord, arabizzato e musulmano, e i
ribelli Spla del sud nero, cristiano e animista, terminarono due ondate di
sanguinosa guerra civile che in 40 anni aveva lasciato sul terreno oltre due
milioni di morti,e arrivarono alla pace del 2005. I nodi furono trascinati in
la', perche' la priorita' era la fine della guerra. Sei anni dopo, lo scorso 9
luglio, il Sud e' diventato indipendente, come deciso plebiscitariamente in un
referendum sull' autodeterminazione previsto dal trattato di pace e al quale il
Nord non si e' opposto.
I nodi, ora venuti al pettine, sono quelli dei
confini fra i due Paesi, dello status delle popolazioni di confine, della sicurezza.
Ma il nodo piu' intricato e' quello del petrolio: il 75% del greggio dell'ex
Sudan unito e' ora nel Sud. Ma il Sud per esportarlo deve farlo transitare - a
caro prezzo - attraverso l'oleodotto per Port udan, gestito dal Nord. Lungo il
cui tragitto Giuba da alcuni mesi accusa Khartoum di prelevare indebitamente
sostanziose quote di greggio. Uno stato di cose che ha indotto il presidente
del Sud Sudan, Salva Kiir, a chiudere i rubinetti del suo export petrolifero,
privandosi dell'unica fonte di reddito e mettendo il suo poverissimo Paese alla
merce' degli aiuti internazionali.
Le due parti hanno ritirato negli ultimi giorni le
rispettive truppe dalla principale zona contesa dell'Abyei, il cui status non
e' ancora definito. Un primo passo in un'agenda di lavori che il piano di pace
Mbeki vuole sia stringente: ''Credo che la pressione internazionale sia
opportuna'', ha detto oggi il viceministro degli Esteri sudanese, Osman
Rahmatullah, al termine del suo incontro con Boniver. ''Da parte nostra stiamo inseguendo
una soluzione rapida ai problemi aperti. Ci sono problemi ancora irrisolti ma
non ci sono problemi irrisolvibili. Da parte nostra - ha concluso - vogliamo la
pace con il sud''. Un ''cauto ottimismo'' al quale a Giuba non c'e' un
riscontro speculare: ''Come possiamo immaginare un processo di pace con uomini
come (il presidente sudanese, Omar El) Beshir, inseguito da un mandato di
cattura della Corte penale internazionale per crimini contro l'umanita' nel
Darfur, che ci ha sempre massacrati e che considera noi del Sud degli
infedeli?'', s'e' chiesto il viceministro degli esteri sudsudanese, Elias
Nyamlell Wakoson, il giorno prima, incontrando Boniver a Giuba. ''Noi - ha
detto Wakoson - siamo due volte vittime: di Beshir e della comunita' internazionale, che fino all'indipendenza
ci appoggiava come vittime e ora ci considera invece corresponsabili''. Ma
proprio qui sta la differenza nell'atteggiamento della comunita' internazionale
all'alba del nuovo round negoziale: l'equidistanza, di cui il governo italiano,
attraverso l'inviata Boniver, si e' fatto latore, consegnando ai governi di El
Bashir e di Salva Kiir messaggi identici e con lo stesso tono. Le due parti ora
sono corresponsabili del loro destino al 50%, senza sconti per nessuno. (ANSA).
Nessun commento:
Posta un commento