CONSIGLIO d'EUROPA - Assemblée parlementaire SESSIONE ORDINARIA 2007 - Martedì 2 ottobre.
MARGHERITA BONIVER:
Quella del Darfur è stata chiamata la peggiore crisi umanitaria con la quale si deve confrontare la comunità internazionale. La peggiore crisi umanitaria è anche una crisi assolutamente irrisolta e com’è stato detto da molti colleghi a nulla è valsa la terribile lezione del genocidio che si è compiuto in Ruanda nel 1994. Si ripetono quotidianamente sul territorio del Darfur, grande come quello della Francia, atti di genocidio ma la comunità internazionale si rifiuta di definirlo come tale e parla di “azioni mirate”, azioni contro l’umanità. Non si parla di genocidio perché se così fosse dovrebbero entrare in vigore i provvedimenti della risoluzione della Convenzione dell’ONU del 1994 che prevede appunto un’ingerenza immediata per proteggere le popolazioni dal genocidio.
Ma in Darfur non c’è soltanto la pulizia etnica pianificata, in Darfur c’è lo specchio perfetto dell’impotenza delle organizzazioni internazionali e di una certa mistica umanitaria, perché a nulla è servito l’intervento, dispiegato e anche generoso ma tardivo, giacché la crisi inizia nel febbraio 2003 e i primi convogli umanitari hanno il permesso di entrare nel Darfur nel 2004. Ci sono state poi tutte le risoluzioni dell’ONU, le sanzioni, c’è stata la prima straordinaria stagione dell’invio della forza dell’Unione Africana, settemila uomini impotenti, forse, all’interno di un gigantesco territorio, però la volontà c’era. Ebbene tutto questo è fallito. E’ fallito perché dobbiamo renderci conto che bisogna rivedere fino alle fondamenta tutte le convenzioni e tutti gli strumenti che finora la comunità internazionale si è voluta dare.
Credo che proprio in questa sede solenne, la culla del diritto umanitario per tante popolazioni, si possa ricominciare un cammino appunto per aggiornare e affinare questi strumenti e per renderli finalmente degni di quelli che si chiamano a protezione di popolazioni innocenti. Oggi in Darfur, oggi in Birmani e in stati i quali sono ostaggi di regimi feroci, i quali godono di una impunità assoluta. E’ stato citato qui il caso dell’impunità assicurata al governo del Sudan dalla Cina e dalla Russia, ebbene cerchiamo di denunciare queste impunità assicurate da queste grandi nazioni in ogni sede. Credo che sia il minimo del nostro dovere politico e umanitario. Dopo lo sterminio dei campi nazisti abbiamo detto never again e mi auguro che questo diventi ancora la bandiera per tutte le nostre azioni.
Quella del Darfur è stata chiamata la peggiore crisi umanitaria con la quale si deve confrontare la comunità internazionale. La peggiore crisi umanitaria è anche una crisi assolutamente irrisolta e com’è stato detto da molti colleghi a nulla è valsa la terribile lezione del genocidio che si è compiuto in Ruanda nel 1994. Si ripetono quotidianamente sul territorio del Darfur, grande come quello della Francia, atti di genocidio ma la comunità internazionale si rifiuta di definirlo come tale e parla di “azioni mirate”, azioni contro l’umanità. Non si parla di genocidio perché se così fosse dovrebbero entrare in vigore i provvedimenti della risoluzione della Convenzione dell’ONU del 1994 che prevede appunto un’ingerenza immediata per proteggere le popolazioni dal genocidio.
Ma in Darfur non c’è soltanto la pulizia etnica pianificata, in Darfur c’è lo specchio perfetto dell’impotenza delle organizzazioni internazionali e di una certa mistica umanitaria, perché a nulla è servito l’intervento, dispiegato e anche generoso ma tardivo, giacché la crisi inizia nel febbraio 2003 e i primi convogli umanitari hanno il permesso di entrare nel Darfur nel 2004. Ci sono state poi tutte le risoluzioni dell’ONU, le sanzioni, c’è stata la prima straordinaria stagione dell’invio della forza dell’Unione Africana, settemila uomini impotenti, forse, all’interno di un gigantesco territorio, però la volontà c’era. Ebbene tutto questo è fallito. E’ fallito perché dobbiamo renderci conto che bisogna rivedere fino alle fondamenta tutte le convenzioni e tutti gli strumenti che finora la comunità internazionale si è voluta dare.
Credo che proprio in questa sede solenne, la culla del diritto umanitario per tante popolazioni, si possa ricominciare un cammino appunto per aggiornare e affinare questi strumenti e per renderli finalmente degni di quelli che si chiamano a protezione di popolazioni innocenti. Oggi in Darfur, oggi in Birmani e in stati i quali sono ostaggi di regimi feroci, i quali godono di una impunità assoluta. E’ stato citato qui il caso dell’impunità assicurata al governo del Sudan dalla Cina e dalla Russia, ebbene cerchiamo di denunciare queste impunità assicurate da queste grandi nazioni in ogni sede. Credo che sia il minimo del nostro dovere politico e umanitario. Dopo lo sterminio dei campi nazisti abbiamo detto never again e mi auguro che questo diventi ancora la bandiera per tutte le nostre azioni.
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