"Noi vogliamo la pace, vogliamo fare la pace
con i nostri vicini, la gente del Sud Sudan vuole una coesistenza pacifica con
la Repubblica del Sudan", cio` con Khartoum, ha detto nel suo incontro con
Boniver il ministro per le situazioni umanitarie sudsudanese, Joseph Lual
Achuil. I due (formalmente ex) arcinemici da martedì sono al tavolo della
trattativa sul campo neutro di Addis Abeba, nel tentativo di venire a capo di
tutti i contenziosi lasciati aperti nel trattato di pace con cui nel 2005 si
pose fine a 40 anni di guerre civili: dalla divisione delle risorse petrolifere
– quasi tutte concentrate nel Sud -, alla definizione di confini certi, allo
status delle popolazioni nelle aree di confine. Ma mentre i due governi si
parlano, il nord, anche nelle ultime ore, continua a bombardare le popolazioni
"sudiste" nelle regioni di confine, come denuncia il governo di Giuba
e come conferma il coordinatore locale dell'agenzia dell'Onu per le emergenze umanitarie
(Ocha), Giovanni Bosco. In cima a questa
drammatica situazione pesa come un macigno la chiusura dei rubinetti del
petrolio - la risorsa contesa con Khartoum e che fornisce oltre l'80% delle
risorse del Paese - decisa unilateralmente da Giuba all'inizio dell'anno. Il
flusso di petrolio, che per raggiungere l'unico possibile sbocco in mare di
Port Sudan, in Sudan, transita necessariamente negli oleodotti del nord, `
stato bloccato in seguito all'accusa, rivolta al nord, di "rubare"
greggio. Un'appropriazione surrettizia, accusa il governo di Giuba, che si
aggiunge alle tariffe decine di volte superiori a quelle che normalmente vengono
praticate per i servizi di trasporto su oleodotto imposte dal nord su ogni
barile di flusso. Il Sud Sudan di fatto si sta precludendo l'unica fonte di
introito: una situazione di cui la comunità internazionale sta chiedendo conto
al governo di Giuba: "Ma noi - ha
dichiarato il ministro - non abbiamo chiuso i rubinetti per divertirci, ma
perchè ci stavano rubando il nostro petrolio. Se questo ` un problema per
poterci dare soldi, ce ne scusiamo. Ma questa ` la realtà", ha detto il
ministro Achuil, che ha tracciato un quadro drammatico delle emergenze che
attanagliano il fragile neonato Paese. Dalla regione contesa dell'Abyei, ancora
sospesa fra i due Sudan, sono entrati nel Paese 110.000 profughi, in fuga da
combattimenti e violenze. A migliaia sono in fuga anche dagli Stati sudanesi
del Nilo Blu e del Sud Kordofan. "Continuano ad arrivare man mano che la situazione
di violenza peggiora. E noi dobbiamo trovare loro dove stare, dare loro da
mangiare". In alcune zone dove si sono creati accampamenti di fortuna dove
la stagione delle piogge porta con sè anche lo spettro delle alluvioni. C'` poi
oltre la frontiera la pressione di circa mezzo milione di sud sudanesi rifugiatisi
nel nord durante i decenni di guerre civili: una "bomba umanitaria"
ancora inesplosa, per assorbire la quale, anche gradatamente, il Sud Sudan non
` attrezzato. "Abbiamo un deficit alimentare di 470.000 tonnellate di
cereali" stimato dalle organizzazioni internazionali, in primis dal Pam,
ha sottolineato Achuil.
giovedì 31 maggio 2012
Boniver a Giuba
(ANSA) -
GIUBA, 30 MAG - Una povertà fra le più gravi al mondo, oltre metà della
popolazione che vive con meno di 2 dollari al giorno, una situazione di guerra
non dichiarata al confine nord che ha già fatto riversare sul suo territorio
130 mila disperati, che aggravano le difficoltà, nessuna (o quasi) infrastruttura,
dipendenza quasi totale dagli aiuti umanitari che devono anche fare i conti con
i capricci estremi del clima: questa ` la situazione del Sud Sudan, l'ultimo
nato fra gli Stati del mondo - il 9 luglio sarà un anno dall'indipendenza da Khartoum
- dove oggi l'inviata speciale del ministero per le emergenze del
ministero degli Esteri, on. Margherita
Boniver, ha compiuto la prima visita ufficiale italiana, per portare un messaggio
di sostegno del governo italiano e per chiedere alle sue autorità di fermare
l'escalation della tensione che in questi ultimi mesi oppone il neonato Paese
al Sudan del nord. Un messaggio uguale a quello che domani Boniver porterà al
governo del nord.
"Siamo un ministero nato da niente, passato in
pochi mesi dalla boscaglia ad un ufficio. Ma ho bisogno di essere aiutato, il
nostro personale di essere formato, i nostri tecnici messi in grado di predire
un'alluvione o una carestia. Solo cosý possiamo svolgere il nostro
compito", ` stato l'appello del ministro alla delegazione italiana.
"Concentrarsi sulla formazione potrebbe essere una buona forma di
aiuto", ha sottolineato Boniver, promettendo
che se si reperiranno fondi non ancora allocati dal governo italiano nel campo
della cooperazione, "addestrare il vostro personale sarà una priorità per
l'Italia". (ANSA)
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