Roma, 23 feb. (Adnkronos) - "I numeri ricordano l'Abania, le soluzioni da adottare per fronteggiare l'emergenza no". Margherita Boniver, oggi inviata speciale del ministro degli Esteri Franco Frattini per le emergenze umanitarie, era nell'agosto del 1991 ministro per l'Immigrazione nell'ultimo governo Andreotti e si trovo' proprio a fare i conti con il flusso anomalo di immigrati dall'Albania, che raggiunse il culmine con i 22.000 sbarcati nel porto di Bari l'8 agosto del '91 dalla nave 'Vlora'. "Gia' nei mesi precedenti erano arrivati circa 25.000 albanesi - ricorda Boniver all'ADNKRONOS - ma quel giorno si tocco' l'apice". Come ci si attrezzo' per 'governare' l'emergenza? "Per fortuna, ci venne incontro la politica, nel senso che la situazione in Albania riusci' poi a evolversi con una veloce transizione verso la democrazia e con libere elezioni, che consentirono di rimpatriare gli albanesi grazie all'accordo bilaterale stipulato con le autorita' di Tirana, finanziato da parte italiana anche da un programma umanitario e di aiuti alimentari per un paio d'anni". Quanto all'accoglienza, "in vent'anni, il mondo e l'Italia sono cambiati profondamente in questo campo". Infatti, "allora i clandestini si diffusero spontaneamente sul nostro territorio nazionale, nel sud come a Roma e al Nord, anche se la fetta piu' rilevante rimase in Puglia. In seguito, abbiamo avuto prima i Cpt, centri di permanenza temporanea, e ora i Cie, centri di identificazione ed esplulsione". Quindi, il 'modello pugliese' di allora non e' esportabile nell'Italia di oggi'? "No - risponde Boniver - Ma due cose sono rimaste praticamente inalterate: l'indifferenza dell'Europa e la civilta' d'accoglienza e ospitalita' da parte delle nostre popolazioni meridionali
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