mercoledì 6 luglio 2011

Pirateria: Tanzania mette in campo 007 per marinai italiani

(dell'inviata Flavia Ressmann) (ANSA) - DAR ES SALAAM, 5 LUG - La Tanzania e' pronta a mettere in campo la sua 'intelligence' per aiutare l'Italia ad ottenere quanto prima il rilascio degli 11 marittimi della petroliera Savina Caylin e della motonave Rosalia D'Amato sequestrati, ormai da mesi, dai pirati somali nell'Oceano Indiano. Un lavoro che va condotto in raccordo con la comunita' internazionale ed i paesi del Corno d'Africa. E' l'assicurazione ottenuta da Margherita Boniver, inviato speciale per le emergenze umanitarie del ministro degli esteri Franco Frattini, dal primo ministro Mizengo Pinda e dal ministro delle Finanze Mustafa Mkulo incontrati oggi a Dar es Salaam. Le due imbarcazioni battenti bandiera italiana nelle mani dei pirati somali sono al momento ancorate a nord di Mogadiscio, controllate dai radar delle navi della Marina militare impegnate nelle operazioni Atlanta dell'Ue ed Ocean Shield della Nato.
Compatibilmente con le condizioni di prigionia che si protraggono ormai da tempo - la Savina Caylin e' in ostaggio dall'8 febbraio e la Rosalia D'Amato dal 21 aprile - le condizioni degli equipaggi sono discrete anche se ''al limite'', come riferito da Boniver che ha fatto presente ai suoi
interlocutori a Dar es Salaam la ''grande preoccupazione'' del governo italiano per la sorte dei connazionali. Una preoccupazione che la Tanzania ha recepito al punto che, dopo un lungo periodo di stallo nelle trattative, oggi ha dato il suo ok all'acquisto di due pattugliatori d'altura di Fincantieri, ex Guardia di Finanza, che da adesso cominceranno a controllare le acque territoriali in funzione antipirateria.
Sembrano reali le buone intenzioni di questo stato africano tradizionalmente pacifico e geograficamente strategico con i suoi confini e con il suo affaccio proprio su quell'Oceano Indiano, diventato fruttuosissima terra di caccia per un migliaio di pirati che al momento hanno nelle loro mani 440 ostaggi di tutte le nazionalita' e gestiscono un business miliardario di riscatti estorti alle compagnie armatrici.Si sta infatti facendo strada la possibilita' che la Tanzania ospiti in casa sua un Tribunale transnazionale somalo per giudicare i pirati responsabili dei sequestri di navi, una volta catturati. Se ne sta discutendo in ambito Ue e la sede potrebbe essere ad Arusha, dove il Tribunale internazionale per i crimini contro il Ruanda sta per chiudere i battenti. Dopo il passo indietro del Kenya che, in un primo tempo, si era detto d'accordo a celebrare nei suoi tribunali i processi a carico dei pirati, la disponibilita' della Tanzania potrebbe far uscire la comunita' internazionale da una complicata impasse giuridica.
La Convenzione Onu sulla Legge del mare, che definisce la pirateria crimine internazionale, non e' stata recepita dalle legislazioni di molti paesi. Non e' quindi chiaro chi debba occuparsi di processare i pirati una volta finiti in manette.
Da parte della Tanzania, Boniver ha riferito di aver incassato anche una piena collaborazione al gruppo di lavoro ad hoc - sotto l'egida dell'Onu e a guida italiana - per il controllo dei flussifinanziari derivati dagli atti di pirateria. Pienamente condivisa dall'Italia e dalla Tanzania la tesi che alla radice del fenomeno della pirateria c'e' la crisi somala. ''La Somalia e' l'Afghanistan del Corno d'Africa'', ha osservato Boniver che imputa l'origine del problema all'''assoluta mancanza di sicurezza ed economia in un Paese come la Somalia che e' collassata dal punto di vista statuale da quasi 20 anni''. Ragioni per le quali il premier della Tanzania rivendica la necessita' di una ''grande pressione internazionale'' ed un lavoro comune dell'Unione Europea e di quella africana (Ua).


RF
05-LUG-11 18:57 NNNN

Nessun commento: