Se il ministro D'Alema dice che la situazione in Tibet e' grave c'e' automaticamente da dedurre che la situazione sia gravissima. Nessuno si illuda su un'ipotetica moderazione da parte del Governo cinese, che ha usato e continuera' ad usare metodi brutali per reprimere il dissenso in Tibet. C'e' da preoccuparsi, oltre che per la sorte degli sventurati tibetani, del blando balbettio della diplomazia internazionale, Onu in testa, che ha sostanzialmente dimostrato di voler voltare la testa da un'altra parte. Siamo solidali con le sacrosante aspirazioni dei tibetani che non vogliono vedere distrutta la loro cultura e la loro spiritualita'. Hanno pagato con decenni di martirio queste aspirazioni ma se non diamo una mano in questo momento possiamo solo immaginare quello che puo' succedere.
martedì 18 marzo 2008
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