TRIPOLI, 27 MAG - A neanche due anni dalla suafirma, il Trattato di Bengasi tra Roma e Tripoli ha impresso una''svolta'' sul fronte del contrasto all'immigrazione clandestinaportando la Libia a parlare un linguaggio nuovo, quello dellaresponsabilita', comune a molti Paesi europei del Mediterraneo.Margherita Boniver (Pdl) lascia Tripoli - dopo una breve maintensa visita alla guida del Comitato parlamentareSchegen-Europol immigrazione, di cui e' presidente - con laconvinzione che adesso in Libia, paese di transito pereccellenza per i migranti irregolari, la volonta' politica dicollaborare per chiudere le tratte ai flussi di disperati che siriversano sulle coste europee e' concreta. Come al ministro degli Interni Roberto Maroni, qualche giornofa, anche alla delegazione Schengen (ma non ai giornalisti) sonostate aperte le porte del campo di raccolta di Twisha, alleporte della capitale libica, dove Boniver ha riferito di averpotuto constatare dal personale dell'Organizzazioneinternazionale delle migrazioni (Oim) che opera nel centro "ungrande salto di qualità e collaborazione con i libici"dall'entrata in vigore del trattato stipulato con Roma. Dichiarazioni, quelle della parlamentare italiana, accolte con ''stupore'' dal Consiglio italiano per i Rifugiati (Cir) edalla portavoce in Italia dell'Alto commissariato Onu per irifugiati (Unhcr), Laura Boldrini. ''Chiaramente - ha osservatoquest'ultima - e' sempre difficile nelle visite ufficiali rendersi conto della realtà quotidiana e delle dinamiche che sisviluppano in questi luoghi'': una realta' che stando alletestimonianze di chi l'ha vissuta, ha spiegato, e' fatta di''esperienze dolorose, molto dure''. ''Certo non sono alberghi a cinque stelle, ma il trattamentoriservato agli immigrati e' senza dubbio dignitoso'' ha sostenuto dal canto suo Suleiman Shuhumi, presidente dellaCommissione esteri libica, uomo vicino al colonnello MuammarGheddafi, che ha anche fermamente smentito le accuse levatesi daalcune organizzazioni internazionali su presunte tortureverificatesi nei centri di raccolta libici: ''Sono assolutamenteda respingere in quanto non hanno alcun fondamento''. Se violazioni dei diritti umani si sono verificate, e'l'opinione di Laurence Hart, rappresentante dell'Oim che operain Libia, la colpa va imputata al problema del''sovraffollamento'' piuttosto che ad una ''strategia delgoverno libico''. Come anche - ha detto Hart - ad ''una gestionea volte poco razionale dei centri''. Sono in molti, istituzioni e diversi paesi europei - harilevato poi Boniver - a guardare al Trattato di amiciziaitalo-libico ''con ammirazione e un pizzico di invidia'' e aconsiderarlo un ''modello di cooperazione''. Un accordo grazieal quale Roma e Tripoli - hanno riconosciuto all'unisono - ha diminuito del 90% il flusso degli irregolari verso le costeitaliane. Adesso pero', si e' detto convinto Shuhumi, ''allapolitica dei respingimenti vanno affiancati interventi nei paesidi origine dei migranti''. Al momento, e' l'opinione delresponsabile dell'Oim, ci si trova in una ''fase transitoria''in cui ancora non sono state trovate ''nuove rotte alternativealla Libia'', ma certo bisogna agire senza indugi prima che ilproblema si trasferisca altrove. E' soprattutto dall'Ue che Tripoli - e' quanto ha constatatoBoniver nei colloqui avuti ai ministeri degli Esteri edell'Interno libici - si attende una maggiore collaborazione, apartire dall'indispensabile controllo elettronico dellesterminate frontiere del paese nord-africano. Ed e' all'Italia che guarda come ''Paese-ponte''. La delegazione guidata da Boniver a Tripoli era composta dalvicepresidente Ivano Strizzolo (Pd), da Teresio Delfino (Udc),da Vincenzo Taddei e Ida D'Ippolito Vitale del Pdl e daPiergiorgio Stiffoni (Lega). (ANSA).
venerdì 28 maggio 2010
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