La comunita' internazionale deve illuminare il caso del regista iraniano Jafar Panahi che con altri intellettuali, scrittori e giornalisti dissidenti e' rinchiuso nel "famigerato" carcere di Evin da tre mesi. Persiste la scandalosa detenzione di Jafar Panahi mi attivero' oggi stesso con il ministero degli Esteri per chiedere al ministro Frattini un deciso passo diplomatico di protesta nei confronti della autorita' iraniane". Dell'autore de "Il cerchio" e "Lo specchio", atteso al festival di Cannes per raccontare la vita difficile della dissidenza al regime guidato da Mahmud Ahmadinejad, non si hanno piu' notizie certe da quando e' stato tradotto nel carcere di Evin. La repressione del dissenso e' inaccettabile per chiunque e sotto qualsiasi profilo ma diventa doppiamente inaccettabile se e' praticata nei confronti di un celebre intellettuale come Panahi che da settimane e' rinchiuso nella famigerata struttura carceraria guidata dalla polizia segreta iraniana, che negli anni 70 divenne tristemente nota per avere represso nel sangue la resistenza dei giovani patrioti iraniani di allora, che si opponevano al potere dello scia'. La comunita' internazionale, l'Unione europea e l'Italia devono far sentire forte la pressione e la protesta affinche' le vittime di oggi e le loro famiglie non si sentano isolate nella lotta e nella resistenza.
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