Con un crescendo di accuse verso la nostra politica di contrasto all'immigrazione clandestina, si mette in continuazione sul banco degli imputati l'Italia. La politica dei riaccompagnamenti di immigrati intercettati in acque internazionali verso i porti libici di partenza, viene condannata senza possibilita' di appello, sostenendo che questi stessi, una volta riportati a terra, non avrebbero in Libia un'adeguata tutela umanitaria. La questione e' complessa ma in nessun modo si puo' condannare l'Italia per le precarie condizioni di questi nei campi libici. L'Unhcr, che ha pure una base in Libia, nonche' il commissario Barrot, dovranno esercitare tutta la necessaria fermezza nei confronti della Libia stessa, affinche' vengano osservati i piu' elementari diritti nei confronti dei clandestini e dei possibili richiedenti asilo che affollano i campi di raccolta. 'Queste pressioni dovrebbero portare a risultati positivi visto che la Libia con Ali Treki, Ministro per gli Affari Africani del Governo libico, ha assunto la Presidenza della sessantaquattressima sessione dell'assemblea delle Nazioni Unite.
martedì 22 settembre 2009
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