(dell'inviata Eloisa Gallinaro) (ANSA) - JUBA (SUD SUDAN), 17 MAR - Strade quasi solosterrate, pochi edifici prefabbricati e una distesa informe dicapanne di fango o lamiera, scarsa energia elettrica e nienteacqua potabile: e' Juba, capitale del Sud Sudan, dove il 90% deidieci milioni di abitanti del Paese vive sotto la soglia dipoverta' e dipende dagli aiuti internazionali per i due terzidei suoi bisogni, anche se produce l'80% del petrolio cheesporta il Nord. Dopo il referendum di meta' gennaio che ha sancitol'indipendenza del Sud da Khartoum con il 98,83% dei si', ilnuovo appuntamento e' per il 9 luglio, quando nascera'formalmente lo stato sovrano del Sud Sudan, il 193/mo del mondo,come si legge nello striscione di benvenuti nel piccoloaeroporto che funziona solo di giorno, e dove si vedonoesclusivamente gli aerei bianchi delle Nazioni Unite e del Pam(Programma Alimentare Mondiale). ''Uno stato che deve essere ricostruito dall'inizio'' e che,dall'Italia, tra i garanti degli accordi di pace del 2005, siaspetta molto, dice il presidente del Sud Sudan, Salva Kiir,impeccabile completo nero e consueto cappello da cowboy,incontrando Margherita Boniver, inviato del ministro degliEsteri Franco Frattini, in missione in Nord e Sud Sudan. ''Ci aspettiamo che l'Italia continui a darci il suosupporto, e qualunque tipo di assistenza avremo, loapprezzeremo'', sottolinea il presidente, specificando che le''infrastrutture sono zero'' e che ''sicurezza, salute,educazione, sicurezza alimentare'' hanno priorita' assoluta. Una ''strada ancora lunga'', quella che deve percorrere ilSud Sudan, risponde Boniver, assicurando che i programmi disostegno dell'Italia sono ''ambiziosi'' e che ''riguardano moltisettori di base''. Nel periodo 2006-2008, subito dopo gliaccordi di pace, sono giunti dall'Italia 60 milioni di euro diaiuto. Ma i bisogni sono enormi, anche per il ritorno al Sud,dal Nord, di 150.000 sfollati e per il previsto arrivo, neiprossimi 2/3 mesi di altri 150.000. ''Qui la tecnologia piu' straordinaria e' lasopravvivenza'', commenta Boniver davanti alla tomba di JohnGarang, 'padre della patria' che si e' battuto per decenni peril Sud Sudan, morto nell'agosto 2005 in un incidente dielicottero 3 mesi dopo la nomina a vicepresidente del Sud, e alquale il suo Paese ha potuto offrire solo uno scarno,rettangolare, monumento funebre rivestito di piastrelle bianchee fiori di stoffa. Ma qui, nonostante tutto, c'e' euforia per la conquistadell'indipendenza, anche se - nota Boniver - ''la popolazione e'completamente traumatizzata da decenni di guerra''. Ilreferendum, contro ogni aspettativa, e' stato pacifico, e'sembra esserci ''una grande voglia di moderazione'' a Khartoumcome a Juba che, pero', non significa ancora pace stabile. Il nodo petrolio resta insoluto, e le rivalita' tribalianche. Sono di pochi giorni fa gli scontri fra esercito Sudsudanese (Spla) e ribelli del dissidente George Athor, che nellaregione di Jongley hanno provocato 200 morti. Pesanti anche leviolenze di inizio marzo ad Abyei, area ricchissima di petrolioe contesa tra Nord e Sud, con la tribu' araba nordista deiMisserya opposta ai Dinka Ngok del Sud.
venerdì 18 marzo 2011
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